A Lugo, in Galizia, la Rapa das Bestas è una tradizione antica.
I cavalli Galegos che per tutto l’anno vivono liberi sulle colline vengono radunati in un ‘curro’, un luogo recintato appositamente per questa occasione.
Poi rigorosamente senza uso nè di bastoni o fruste, di lacci o lazos e altri finimenti di sorta i cavalli vengono bloccati. Marchiati i puledri e rasate le criniere, se sono feriti si medicano.
La marchiatura permette l’attribuzione di proprietà ai soggetti una volta adulti (i puledri sono identificati perché al seguito delle madri, già conosciute).
La rasatura limita il fastidio di parassiti (mai vista una criniera di cavallo libero al pascolo cosa può nascondere?).
Apparentemente sembra una lotta senza quartiere, i fotografi possono sbizzarrirsi alla ricerca di immagini che catturano attimi di lotta titanica, da epica letteraria.
Ma si tratta in realtà di una lotta che vede l’uomo, per una volta, sotto di qualche punto già in partenza. Perché a parte le mani, il peso del corpo e un bel po’ di coraggio non ha altro a disposizione per bloccare un cavallo sdomo di qualche quintale.
E con tutti e 4 gli zoccoli liberi di agire, in mezzo a un branco di altri cavalli altrettanto capaci.
Uno spettacolo violento?
Apparentemente, e in special modo se visto solo attraverso i fermo immagine dei momenti più spettacolari.
Il giorno dopo, per altri 364 giorni beati, i cavalli torneranno liberi al pascolo, completamente liberi – tranne quelli ‘trattenuti’ per il servizio da sella ovviamente, perché individuati come i più adatti.
Dietro le fotografie c’è sempre la realtà: ma bisogna saperla leggere.
A Mondonedo, dove sono state scattate queste immagini, si è dovuto allestire un nuovo ‘curro’ per la Rapa das Bestas dopo che quello storico è stato vandalizzato.
Occorrono recinti di una certa dimensione per contenere solo un preciso numeri di cavalli, in modo che la loro corsa sia contenuta e il loro numero non eccessivo, così da non creare una situazione incontrollabile.

Foto Epa/Eliseo Trigo